Le opere.

Geometrie, quinte spaziali galleggiano fluide e leggere nello spazio; qui l’incastro delle linee non conosce forzature piuttosto diviene sintomo eloquente di una manualità libera e disinibita, di un modo di intendere la geometria e l’incastro delle forme come pura apparizione di un pensiero espresso in frammenti, bagliori improvvisi.

Una manualità felice, quella di Tiziano Guerrini, un uso spontaneo dei linguaggi dell’arte: la mano corre veloce, oltrepassa ostacoli e sovrastrutture mentali. Il colore è traccia, confine di un immaginario che vola alto scardinando ogni ipotetico riferimento all’avanguardia storica, alle strutture pittore di un Depero, tanto per citare un nome. Quella di Tiziano Guerrini è una libera creatività in evoluzione, certa delle direzioni variabili della propria sensibilità.

Oltre la pittura, oltre la scultura queste opere sono vere e proprie congerie che stabiliscono con l’osservatore un forte impatto visivo, un’intesa immediata di consonanza/assonanza armonica tra i piani e l’occhio che guarda.
In questo senso questi lavori non sono oggetti disturbanti, inquietanti labirinti della mente, ma piuttosto il segno eloquente di una vitalità, gioia esaudita che forse è l’ultimo desiderio dell’arte.

Lidia Reghini di Pontremoli
(storico e critico d’arte – www.reghini.net)